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Il folklore -parte 2-

Un'altra opera dello stesso periodo, le Miscellanies (1696, Miscellanee) dell'archeologo inglese John Aubrey, si occupa di credenze e usanze popolari come presagi, sogni, chiaroveggenza e fantasmi. L'opera più importante sul folclore in generale è Antiquitates Vulgares (1725, Antichità popolari) dell'ecclesiastico e archeologo britannico Henry Bourne, resoconto dei costumi popolari connessi a feste religiose. Reliques of Ancient English Poetry (1765, Reperti di antica poesia inglese), a cura del poeta e vescovo inglese Thomas Percy, è una raccolta di ballate inglesi e scozzesi. Nel 1777 l'ecclesiastico e archeologo britannico John Brand catalogò e descrisse le origini di diverse usanze in Observations on the Popular Antiquities of Great Britain (Osservazioni sulle antichità popolari della Gran Bretagna), divenuto il modello per le successive opere inglesi sull'argomento. In Germania, le prime opere sul folclore sono dovute al filosofo Johann Herder e ai filologi Jacob e Wilhelm Grimm: Herder pubblicò nel 1778 una raccolta di canzoni popolari tedesche, mentre i fratelli Grimm riunirono una serie di racconti popolari in Fiabe per bambini e famiglie (1812-22). Nell'Ottocento e nel primo Novecento, in Europa aumentò l'interesse per la raccolta e l'analisi del materiale folclorico.

Nacquero numerosi giornali e società che si occupavano della registrazione e della conservazione delle espressioni della tradizione popolare. La ricerca del tedesco Theodor Benfey, filologo e studioso di sanscrito, gettò le basi per tutti i successivi studi comparati in questo campo. Le sue teorie furono seguite da studiosi come il classicista e folclorista scozzese Andrew Lang, che scrisse Custom and Myth (1884, Costume e mito) e Myth, Literature and Religion (1887, Mito, letteratura e religione), e l'antropologo britannico James George Frazer, autore del celebre Ramo d'oro (1890; ampliato poi nel 1915 in 12 volumi). Le loro opere furono pietre miliari della cosiddetta scuola antropologica negli studi sul folclore. In Italia, il primo studioso di rilievo fu Giuseppe Pitré. La sua opera principale, ancora oggi fondamentale, è la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane (1871-1913, in 25 volumi), che illustra i più vari fenomeni folclorici dell'isola; del 1894 è la sua vasta Bibliografia delle tradizioni popolari italiane. Notevoli contributi hanno dato Giuseppe Cocchiara, autore, tra altre opere, di Popolo e letteratura in Italia (1959), ed Ernesto De Martino, acuto interprete delle manifestazioni religiose popolari, autore, tra l'altro, degli importanti saggi Morte e pianto rituale (1958), Sud e magia (1959) e La terra del rimorso (1961). Già nel 1905, l'Archivio folclorico danese utilizzò il fonografo di Thomas Alva Edison per registrare canzoni danesi, groenlandesi e delle isole Fær Øer. Fra i tanti studiosi scandinavi, il più importante fu il finlandese Antti Aarne, che diede impulso alla ricerca per accertare gli elementi, il luogo d'origine e la data approssimativa delle narrazioni popolari: nel 1910 creò un importante sistema di catalogazione di racconti popolari, in seguito tradotto e ampliato dall'americano Stith Thompson in The Types of the Folk Tale (1928, I tipi del racconto popolare).

Le società folcloriche in Europa e negli Stati Uniti hanno favorito la raccolta (con incisioni su nastro e fotografie) e la classificazione di estesi archivi di materiale folclorico. Queste società di studiosi, che hanno contribuito a fare dello studio del folclore uno strumento prezioso nella ricerca antropologica, etnologica e psicologica, comprendono l'inglese Folklore Society, fondata nel 1878; la francese Société des traditions populaires, che nel 1886 cominciò la pubblicazione della "Revue des traditions populaires"; l'americana Folklore Society, fondata nel 1888. Importante è anche la Folklore Fellows (organizzazione internazionale fondata nel 1907, con sede centrale a Helsinki, in Finlandia): attraverso la rivista "Folklore Fellows Communications", l'organizzazione ha prodotto più di duecento pubblicazioni, tra cui quasi quaranta cataloghi.

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